Gli ipogei della Cattedrale di Caserta

Nel presentare tale intervento sulla rivista Domus, Francesco Venezia scrive: «La passione per il mondo sotterraneo, che mi accompagna da oltre trent’anni, come tanti progetti e scritti testimoniano, ha trovato nell’incarico per la realizzazione delle cripte [...] un esito concreto». Attraverso i molteplici tempi che connotano la storia della cattedrale, l’architetto costruisce un percorso narrativo che parte dall’interno a tre navate della chiesa, discende verso la cripta, mediante due rampe simmetriche collocate alla base del presbiterio, e infine passa attraverso gli spazi ipogei, in parte riconfigurati, in parte restaurati; di qui, raggiunge uno spazio rettangolare allungato, con termine all’area absidale, adibito a “giardino archeologico”, per fare infine ritorno all’aula superiore attraverso un’apertura posta nel presbiterio. Il visitatore torna quindi all’aula da cui era partito, ma attraverso un’apertura collocata dietro l’altar maggiore. Inizio e conclusione del percorso, dunque, si collocano nello stesso spazio presbiteriale, ma in due punti diversi. Un tragitto circolare. O meglio ancora, elicoidale. Una promenade architecturale che si chiude con l’effetto inaspettato offerto dal retro del corpo dell’altar maggiore, che “il guardo esclude” dalla vista dell’aula; solo una volta aggirato l’ostacolo, si offre al visitatore «la sorpresa della prospettiva in controcampo dell’aula con le sue colonne giganti in fuga verso la porta». Venezia introduce nelle cripte della cattedrale un personaggio invisibile, il tempo, e ne rivela la presenza attraverso un’anticipazione degli effetti che esso provocherebbe abitando quei luoghi per molti decenni. Nella prima sala ipogea, i fusti infranti di due colonne in marmo cipollino sono appoggiati su basi in legno combusto, mentre un rilievo sepolcrale, consumato dall’azione dei secoli, intesse un dialogo animato da affinità e contrasti con il paramento murario eroso e con la pavimentazione in cemento levigato. Nella seconda sala ipogea, la riapertura di un pozzo, realizzata «lasciando ‘cadere’ sul fondo terroso la lapide che ne sigillava la bocca», evoca l’immagine di una tomba scoperchiata, alludendo così alla caducità umana, rendendo manifesta la materia del sottosuolo, delineando virtualmente un asse verticale tra terra e cielo. Letto sulla scorta di queste considerazioni, il tema del tempo diviene centrale per la comprensione di molti progetti di Francesco Venezia, da quelli cronologicamente più lontani a quelli più recenti.

Marzo, M. (2017). L’azione del tempo, in “Firenze Architettura” n. 2. Firenze University Press, pp. 92-101.

 
 

Luogo: Italia - Caserta (CE)

Tipologia: Intervento di valorizzazione degli spazi ipogei e dell’area postica della Cattedrale di Caserta

Indietro
Indietro

Giardino dei Duchi Guevara di Bovino

Avanti
Avanti

Grotta di Collepardo