Real Castello Monastero Celestino di Santa Maria di Casaluce

Fatto edificare probabilmente dal conte Rainulfo (1024-30) come avamposto dei domini di Aversa contro le mire espansionistiche di Capua, esso si collocava al centro di un'area in gran parte coperta dai boschi su un tracciato di centuriazione risalente alla colonizzazione romana e corrispondente grosso modo a un antico asse viario, la via Campana, che collegava Capua con Pozzuoli. La sua localizzazione ne faceva pertanto un insediamento di grande rilevanza strategica, dal quale era possibile controllare un territorio vastissimo: da Capua a Maddaloni, da Casertavecchia a Napoli. Distrutto quasi del tutto nel 1135 da Ruggero II nella durissima rappresaglia contro Aversa e le fortezze che gli si erano ribellate, il Castello rimase a lungo abbandonato, anche per via dello scaduto ruolo strategico, subendo delle riparazioni soltanto qualche tempo dopo, quando il villaggio di Casaluce, seguendo le vicissitudini politiche dell'intera zona, cadde prima sotto il dominio degli Svevi e poi di quello degli Angioini. Venuto in possesso dei De Balzo, nel 1359 fu donato ai monaci Celestini, i quali, riprendendo l'opera di ricostruzione iniziata dal Conte Raimondo che aveva già realizzato la chiesa, v’impiantarono un Monastero: una destinazione d'uso conservatesi per parecchi secoli, soprattutto per la presenza in chiesa della Sacra Icona, nota giustappunto come Madonna di Casaluce, che secondo la tradizione era stata portata da Gerusalemme a Napoli nel 1277 da Ruggero di Sanseverino per farne dono a re Carlo d'Angiò; il quale l'aveva poi donata al nipote Ludovico, il futuro santo, che l'aveva donata a sua volta ai De Balzo, suoi congiunti, per adornare l'Oratorio del Castello. Nella chiesa si conservano anche numerosi ex voto; nonché due vasi di alabastro, di diversa forma e dimensione, che secondo una leggenda sarebbero due delle idrie nelle quali Gesù operò la miracolosa trasformazione dell'acqua in vino durante le Nozze di Cana; molto più verosimilmente però si tratta di suppellettile d'uso risalente al III secolo d. C. Soppresso il convento nel 1808 in seguito alle riforme bonapartiane, il complesso fu venduto, ad esclusione naturalmente della chiesa e dell’attigua canonica, a privati che lo trasformarono parte in fattoria, parte in abitazioni: funzioni con cui è giunto fino a noi. Le strutture del Castello, di pianta quasi quadrata, sono ancora leggibili nella poderosa cinta muraria rafforzata agli angoli da quattro grosse torri, anch'esse quadrate, ancora parzialmente conservate. Intorno al maniero, circondato da un profondo fossato nel quale s’immetteva probabilmente l'acqua di qualcuno dei numerosi rivoli del Clanio, un fiume ora scomparso in seguito ai diversi lavori di bonifica dei Regi Lagni susseguitosi dal Cinquecento a tutt'oggi, si sviluppava una seconda cinta muraria (ancora adesso perfettamente visibile) costruita con lo scopo di proteggere l'annesso insediamento agricolo.

Pezzella F., Ripartire con la cultura, www.cancelloedarnonenews.it, consultato il 25/07/2021.

 
 

Luogo: Italia - Casaluce (CE)

Tipologia: Castello - Monastero

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